domenica 13 gennaio 2013

Sentire, ascoltare /83

Si appiglia, in qualche luogo interiore, l'immagine di una città lontana. Di quella, molti ricordi sono assopiti, e quanto resta di vivo in memoria è destinato a combaciare con la città stessa. Per lei, città di mare avvitata attorno a vicoli centenari, vale l'immagine del vento. 

Abbandonate le ampie vie della città nuova, ci si addentra nel dedalo di viuzze del centro antico, dove tempi e costumi di un sentire lontano vivono stretti agli abitanti; tutt'uno con la pietra, quella gente tiene per mano qualcosa di impalpabile. 

L'aria spinta dal mare soffia alle porte di questo intrico di stradine e dirompe all'interno, dove può. Trova varco in via di Canneto il Lungo per poi diramarsi, senza perdere afflato, in altri vicoli.
Ne affiora una carta nautica urbana, senza acqua, con refoli ostinati in talune piazzette, soffi in tal altre salite, folate respingenti in alcune passeggiate, calma piatta in certi anfratti. 

Senza bussola né stelle -che i palazzi sono alti e come parallele si incontrano nel cielo, senza offrire punti cardinali- i passanti sono persi e goffi. 
A favor di vento un'anziana col bastone, sospinta dalla corrente aerea, pare camminare come un giovane longilineo -spalle larghe, senza pensieri.
Controvento un facchino si tiene il collo con il mento, in una posa che assomiglia a quella dei pugili quando, saltellando sulle punte dei piedi, si chiudono a riccio per evitare i colpi dell'avversario. 

Svoltato l'angolo il vento scema, e l'incedere dei passanti -claudicante, svogliato, elegante- rispecchia le loro personali inclinazioni ed esperienze. Ma l'angolo dopo è una rosa di venti e cadono i berretti e svolazzano le sciarpe.

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