domenica 21 ottobre 2012

Sentire, ascoltare /64

Simile a erbacce che bucano la strada, distanziate una dall'altra dal cemento crepato, verdi e tese verso l'alto, oppure calpestate dai passanti e recise dai netturbini, talvolta accompagnate da solitari fiori gialli, l'uomo in città si inerpica nei luoghi di passaggio. 

Il tempo di riflettere scorre negli snodi urbani dove, costretti a stare, più volte al giorno, tra i poli delle attività quotidiane, viviamo soli. Si pensa a sé tra un registratore di cassa e una lunga coda di acquirenti; si specchia un pensiero nei viandanti incrociati al semaforo pedonale; si sciolgono, nelle pagine di un saggio, i rompicapo delle proprie relazioni; si legge il labiale, oltre il finestrone di un bus, di due amici seduti ad una panchina. 

L'esistenza arrampica dove può e la città coltiva solitudini a cui l'umanità -Tokyo come Milano, Los Angeles come Istanbul, Londra come Pechino- si aggrappa. In questo, e non in altro, siamo vicini.

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