Immaginare un incontro all'alba di un uomo e una donna. Immaginare che quell'uomo e quella donna si incontrino a età differenti per tre volte all'alba. Lui di mezz'età, lei di mezz'età. Lui adulto, lei ragazzina. Lei adulta, lui bambino.
Il giudizio è prematuro; non ammette -non solo-, nella sua idealità, una sincronia di presenze. È necessario tener conto di ogni possibile incontro, di ogni immaginifica presenza di sé a tutte le età, a tutti gli attimi di un percorso di vita.
Il giudizio tende a elevarsi al di sopra di ogni realtà per definirne una. L'atto mentale di negare o di affermare una cosa è dunque un approssimare il proprio pensiero a un oggetto, a una situazione fattuale, a una realtà che non tiene conto delle altre. È un trucco per definire l'esistente e sentire il proprio essere, in qualche modo, definito.
Giusto il diritto può arrogarsi il potere di giudicare senza temere di aver anticipato i tempi. Per ogni altra evenienza esiste l'immaginazione, che non ammette giudizio e che, in qualche misura, pur essendo nel tempo, lo nega e fa come se non ci fosse.
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