lunedì 17 ottobre 2011

Sentire, ascoltare /6

Domani parto per Baku, capitale dell'Azerbaigian. Il mio sarà un viaggio-studio promosso dall'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano nell'ambito di un progetto di scambio culturale. 




Negli ultimi vent'anni il paese caucasico, emerso come repubblica dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica, ha definito la propria posizione geopolitica su coordinate politico-economiche di sviluppo energetico e di multi-vettorialismo diplomatico. Il piano cartesiano dell'azione estera azera è, dunque, esteso e ancorato a incognite di difficile decifrazione; tanto più che la partita energetica coinvolge aree geopolitiche tra loro distanti e interessi economici eterogenei.
Sul piano delle libertà politiche e civili l'Azerbaigian stenta, invece, ad avviare un reale processo di democratizzazione e il paese registra bassi livelli di pluralismo e di libertà d'espressione, mancanza di storie e limitatezza di sguardi. 

Se narrazione e visione sono strumenti del potere, e se quest'ultimo implica un rapporto tra due persone, allora Orecchio muto è una sinestesia che esprime una declinazione di tale rapporto. 
Sarà interessante capire come un orecchio muto italiano, che in un paese senza senso sta a suo agio e comunica col senso di poi, saprà ascoltare e parlare, lingua a parte, in un paese che ha sicuramente un senso, seppur ovattato.

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